I backlink sono ancora molto importanti ai fini del posizionamento organico e probabilmente conteranno molto ancora per diversi anni.
Cosa è cambiato allora ?
Dall’avvento di Google Penguin nell’aprile del 2012 è diventato ancora più importante capire la differenza tra link naturali ed innaturali dal punto di vista di Google.
Un sito web il cui profilo presenta molti link innaturali può essere penalizzato da Google con tutto ciò che ne consegue: aspettare mesi per sperare di riprendersi. Inoltre uscire da una penalizzazione, non significa recuperare le posizioni perse, ma semplicemente ritornare in una situazione da cui è possibile ripartire utilizzando strategie diverse. Essere colpiti da Penguin, penalizzazione algoritmica che attualmente viene aggiornata ogni 6/7 mesi, può quindi richiedere di aspettare questo periodo di tempo per poter ripartire. Ovviamente è un duro colpo per il portafoglio se pensiamo per esempio ad un e-commerce.
Ma quali sono le caratteristiche e le tipologie di link innaturali ?
Da tenere a mente la filosofia di Google secondo cui un link per essere naturale deve essere messo spontaneamente o diversamente deve avere l’attributo nofollow. Ogni altro link messo con intento manipolatorio nei confronti dell’algoritmo di Google è potenzialmente problematico. Nelle linee guida per i webmaster leggiamo esplicitamente: “Qualsiasi link mirato a manipolare il PageRank o il posizionamento di un sito nei risultati di ricerca di Google può essere considerato parte di uno schema di link e costituisce una violazione delle Istruzioni per i webmaster di Google”
Di seguito ho cercato di riepilogare tutte le principali situazioni di link innaturali
1) Anchor text sovraottimizzati. Un profilo che conta molti link con anchor commerciali per le keyword di maggiore pregio dall’uscita di Penguin rischia molto (anche prima esistevano penalizzazioni per queste situazioni, ma con Penguin c’è stato il salto di qualità).
2) Scambio link: A linka B e B linka A. Google è in grado di individuare questi link molto facilmente, dopotutto per il più celebre tra i motori il web non è altro che un gigantesco grafo da visitare. Chi non ha mai visto footer di B&B o di alberghi pieni di banner e link a portali turistici che effettuano l’inserimento della struttura previo scambio?
Nella migliore delle ipotesi quei link non valgono più nulla, nella peggiore sono già un problema e quindi da ripulire. Dipende anche dalla percentuale rispetto al totale, poichè Google stesso nelle linee guida specifica l’aggettivo “eccessivo“:
Scambio eccessivo di link (“Collegati a me e io mi collego a te”) o creazione di pagine partner esclusivamente per lo scambio di link.
Si perchè avere in un profilo una piccola percentuale di link frutto di scambio è talvolta fisiologico.
Come si vede Google specifica che può essere problematico ricevere link da pagine contenenti nel nome, title della pagina o headline le keyword: “partners“, “links“, “scambio link“, “link amici“, “siti amici“. Queste keyword sono chiaro indice di una situazione di “scambio” e quindi di link non spontanei.
Google è ovviamente in grado di individuare situazioni di scambio indirette più elaborate tipo: A linka B – B Linka C – C linka A e simili.
3) Link acquistati: non solo con denaro, ma anche con scambio prodotti e servizi (come specificato anche in questo caso nelle linee guida). E’ inevitabile pensare ai prodotti spediti ai blogger in cambio di recensioni con link (anche questa è una forma di pagamento per Google). In alcuni settori questa prassi è diffusissima (pensiamo al settore dei food blogger).
Come fa google a capire quando un link è stato comprato o è frutto di uno scambio ? Probabilmente non sempre può riuscirci, ma sta diventando sempre più bravo a farlo. Alcune indizi possono portare ad individuare siti che vendono link in maniera sistematica: anchor text addomesticati, la scomparsa di link dopo un certo periodo di tempo, la posizione dei link, etc.
4) Guest posting: questa strategia è recentemente finita sotto la lente di ingrandimento di Google. Matt Cutts, l’ingegnere responsabile del team antispam, ha dichiarato che se usata in maniera sistematica come strategia di link building è certamente problematica. Si ne è abusato molto, con siti che hanno elevate percentuali di backlink di questo tipo.
5) Link generati automaticamente: per esempio da profili e commenti in forum e blog. Da anni esistono software che in automatico tentano di aggiungere commenti su blog e forum o creano finti profili utente con il solo scopo di inserire link. Questo prassi è da anni considerata spammosa e lo stesso attributo nofollow è nato da un accordo dei big della search (Google, Yahoo! e Microsoft) per gestire queste situazioni.
6) Widget link: sono quelle strategie per le quali un sito distribuisce un pezzo di codice (widget) da mettere su altri siti. Solitamente nel pezzo di codice è inserito un backlink al sito di origine, magari con anchor text ottimizzato. Google cita esplicitamente questa tecnica nelle norme di qualità segnalandola come violazione delle linee guida. Questa tecnica andava di moda alcuni anni fa, anche se ho recentemente incontrato un sito che ne faceva largo uso: dopo una iniziale miglioramento del ranking è stato inesorabilmente penalizzato.
7) Advertorials: stiamo parlando sostanzialmente di pubbliredazionali/articoli pubblicitari a pagamento con link. Anche in questo caso Google sta diventando sempre più bravo ad individuarli. E’ salito agli onori della cronaca di settore un caso di penalizzazione che ha coinvolto il sito inglese del colosso della consegna dei fiori a domicilio interflora.co.uk.
8) Footer link: sono i link posti nei piè di pagina dei siti web. Un link naturale è posto nel contesto giusto, tipicamente in un testo/articolo con del testo intorno.Ci sono ovviamente eccezioni. Un’azienda potrà sicuramente linkare nel footer i siti dei brand che le appartengono o di aziende sussidiare, senza per questo avere problemi. In altri casi, se non c’è un valido motivo, questi link sono da rimuovere perchè molto sospetti.
9) Sitewide link: sono i link che vengono messi in punti per cui il link viene replicato in molte o tutte le pagine del sito (esempio header, sidebar, footer). Si vengono a creare veri e propri sciami di link, per cui un sito riceve link da migliaia di pagine di un altro. Un classico esempio sono i link nei blogroll dei blog. Non tutti i link di questo tipo sono necessariamente un problema, ma in caso di penalizzazione sono da valutare attentamente in particolare se gli anchor text sono commerciali e non brand. Sono in generale ritenuti artificiosi, in caso di dubbio è meglio rimuoverli.
10) Percentuale link dofollow/nofollow: qualche considerazione da un punto di vista statistico va effettuata. Avere il 100% di link dofollow è anomalo, fisiologicamente difficile specialmente per un sito che è online da diversi anni e riceve molti link. Un profilo di link naturale riceverà link di vario tipo: follow, nofollow, con redirezioni etc.
11) Rilevanza Geografica: un’altra anomalia è rappresentata dal ricevere link da zone geograficamente non rilevanti per la nostra attività. Un’attività che si rivolge solo all’Italia, con sito in lingua italiana, non sarà naturale che riceva la maggior parte dei link da siti di altri paesi (in altri lingue). Ho visto problemi di questo tipo in lavori effettuati da parte di seo agency, che effettuavano attività di link building per siti in sola lingua italiana mettendo link da siti di article marketing unicamente in inglese.
12) Contestualità: Google cataloga da anni i siti web. Sa di quale argomento tratta un sito. Per cui è in grado di valutare la contestualità di un link: è normale che un sito di un’agenzia immobiliare riceva un link da un sito che parla di scarpe? Probabilmente no.
13) Velocità di acquisizione: sempre dal punto di vista statistico è importante capire la velocità di acquisizione dei link. Avere un profilo in cui i link sono acquisiti in maniera cronologicamente anomala (tutti in un breve lasso di tempo e poi più nulla) è probabilmente indice di una attività di acquisizione artificiale. Alcuni tool quali Majestic Seo consentono di verificare lo storico di acquisizione link di un determinato sito.
14) Link network: alcuni soggetti hanno creato nel tempo vere e proprie reti di siti e blog con lo scopo è di linkare e “spingere” siti propri e dei clienti. Solitamente parliamo di network curati con attenzione: dati di registrazione del dominio diversi o anonimi, codici di tracking diversi (analytics, adsense, tag manager), con attenzione ai link in ingresso ed uscita. Queste situazioni se scoperte possono causare problemi.
15) Article directory: sono siti web dove gli utenti possono pubblicare, in distribuzione libera, articoli originali, suddivisi in categorie o sottocategorie tematiche.
16) Comunicati stampa ed Article Marketing: analoghi ai precedenti, questi tipi di link non hanno i connotati di link naturali. In molti casi sono poi stati reinterpretati all’italiana: molti articoli sono strutturati in maniera prevedibile con lunghezza più o meno standard e due link. Uno con anchor text mirato e l’altro link con al dominio a fine articolo. E’ chiaro che una situazione di questo tipo è un “pattern” facilmente riconoscibile da Google.
17) Siti Bookmark: nati per consentire di salvare online i siti di interesse catalogandoli con tag, sono stati spesso oggetto di abuso da parte dei seo.
18) Link da affiliazione: gli esperti di Google hanno dichiarato di essere piuttosto bravi nel riconoscere i link di affiliazione e a non tenerne conto ai fini del ranking. Questo vale sicuramente per i link che appartengono a circuiti di affiliazione noti o quando nelle url degli affiliati sono presenti parametri parlanti con un’indicazione dell’affiliato (Es: url?pn=726). Nel caso di sistemi di affiliazione “home made” senza parametri nell’url, ma tracciati tramite la provenienza (referral) come può Google capire se si tratta di un link naturale o di un link di affiliazione (e quindi “commerciale”) ?
19) Web directory: sono uno dei primi servizi del web (basta pensare a come nacque Yahoo!). Google nel 2012 ha iniziato a prendere provvedimenti contro alcune delle directory internazionali contenenti maggiore quantità di spam. Queste directory in una certa percentuale sono state deindicizzate (e quindi azzerato il valore dei link in uscita).Altre dichiarazioni indicavano il problema nel “tiny content” (poco contenuto e spesso duplicato che accompagna le segnalazioni). Nella realtà quotidiana queste directory, almeno quelle migliori, sono ancora utilizzate ed in settori poco competitivi sembrano ancora “spingere” un po’. Molte però mostrano già segni di sofferenza con PR azzerato o a N/A. Quello che resta da capire è come si comporterà Google in futuro? Si tratta palesemente di link non naturali e per alcuni siti rappresentano anche il 40/50% dei link in ingresso. Il valore di queste link verrà annullato o finiranno per avere un impatto negativo? La maggior parte dei tool di link risk management segnala già questi link come innaturali e quindi da rimuovere.
20) qualsiasi link non contemplato nei precedenti e creato appositamente con l’intenzione di manipolare l’algoritmo di Google.